Quando sono a casa vuole starmi sempre attaccato al seno! L’ho abituato male?

Qualche giorno fa mi chiama una mamma molto simpatica, che ha avuto tre allattamenti precedenti non andati proprio benissimo, e approdata a me con la quarta figlia. Con questa bambina ha veramente fatto di tutto per partire col piede giusto e ha finalmente scoperto i benefici dell’allattamento, e la semplicità, adattabilità e piacere.

Certo, non è stato tutto sempre in discesa, ci sono stati piccoli problemi tutti superati con successo da sola o confrontandosi con me, e ha dovuto fare i conti con le perplessità e i luoghi comuni di chi aveva intorno e dava per scontato che anche stavolta avrebbe fatto crescere la sua bambina con il latte artificiale come gli altri.
Ora che la bambina è un po’ più grandicella (ha 1 anno e mezzo), sta scoprendo la nuova dimensione dell’allattamento di un bambino che cammina e ha esigenze e modalità diverse di relazionarsi col seno, rispetto a un neonato.
L’ultima “sfida” di questi giorni riguarda il comportamento della bimba, che quando la mamma è in casa (ha  un lavoro che può gestire al PC senza andare in ufficio), vorrebbe stare sempre attaccata, e così lei non riesce a fare niente.
Così la mamma viene a trovarmi e mi dice: “ Martina, mi dicono tutti che l’ho abituata male, che è colpa del seno che non la rende indipendente, e io non riesco a fare niente in casa! Ho fatto una stupidaggine a non svezzarla quando ha compiuto un anno? Tutti mi dicono che quello che doveva prendere dal seno l’ha già preso e ora è solo un vizio”.

Sapessi quante volte mi sento dire queste frasi!

Riguardo al fatto che il latte materno sia inutile dal punto di vista nutrizionale, ho già scritto in questi due articoli qui e qui.
Ma dal punto di vista “relazionale” e dell’” indipendenza” è davvero un boomerang per la mamma, che si ritrova un figlio/a appiccicoso e abituato male?

O non sarà piuttosto che ripetiamo senza riflettere criticamente frasi sentite mille volte, senza fermarci un attimo a pensare a cosa stiamo davvero chiedendo ai nostri figli?

Non sarà che abbiamo aspettative irrealistiche su come “dovrebbe comportarsi” un bambinetto di appena poco più di un anno?

Ora ti chiedo di pensare a cosa succede quando tuo marito senza preavviso resta a casa dal lavoro perché ha deciso di prendersi un giorno di ferie.

Ecco, immagina la scena: tu hai la tua giornata già programmata, devi fare la spesa, devi cucinare, portare i bambini a scuola, lavorare, e le altre mille cose tipiche che scandiscono la tua giornata. Lui allora comincia a chiederti una mano, perché deve spostare il mobiletto del bagno, o perché vorrebbe che lo accompagnassi al negozio del bricolage, oppure ha noleggiato quel film che era da tanto che dicevate che volevate vedere insieme. Immagina insomma tutte le cose che lui vorrebbe fare, e che intralciano con il tuo programma prestabilito. Come reagiresti?

Ora prova a vedere la cosa dal punto di vista di tuo marito, che non vedeva l’ora di avere un giorno libero per stare in casa e fare quelle mille cose e magari passare anche del tempo con te, fare colazione in pace insieme (e tu pensi, ‘sì, vabbè, ma io vado di corsa, devo andare alla posta!!’), o vedere quel film (‘eh certo, e chi lo pulisce il bagno nel frattempo?’), o farsi dare una mano a risistemare il balcone, ecc. E, o non capisce perché ti innervosisci, o ci resta male…
Difficile conciliare le cose, vero? Eppure siete due adulti teoricamente capaci di spiegarsi, di contrattare, di ragionare… eppure, in queste situazioni spesso si fa fatica a far capire all’altro che c’era un certo proposito per la propria giornata e che non è facilmente compatibile con il programma del coniuge.

Ora prova a pensare alla tuo piccolo koala appiccicato addosso che ti sta chiedendo il seno per la settima volta in un’ora e mezza, ma cerca stavolta di vedere le cose dal punto di vista del bambino, che alla fine non è tanto dissimile da quello di tuo marito: “wowwwww! Ora mamma è a casa! Che bello, possiamo passare del tempo insieme! Ma… come? Ha altro da fare? E io? Dai mamma, posso farlo pure io insieme a te?? Deve essere proprio forte visto come sei tutta presa… Ma insomma, invece di essere contenta che abbiamo questa giornata straordinaria da sfruttare, sta lì a fare quello che sta facendo senza di me e si scoccia pure!  Mammaaaa, ma perché non vuoi stare con meeeeee????”

Come fa un bambino a farsi una ragione di una cosa della quale neanche l’adulto spesso è contento, e “fa i capricci”? Eh sì, perché se provi a guardare con un po’ di autoironia quello che succede tra te e tuo marito, c’è poi tanta differenza?

Tra l’altro il pupo non ha ancora la cognizione del tempo che abbiamo noi adulti, e non può dire a sé stesso che non è un problema se ora mamma “gioca” per i fatti suoi, perché tra un paio di ore o domani si dedicherà a giocare con lui. Lui, il pupo, è tutto nel qui e ora, e non ha ancora una struttura mentale che gli permetta di capire cosa è il “futuro”, anche se molto molto vicino.

Allora, il “problema” del comportamento del bambino, deriva dall’allattamento? E siamo allora tanto certi che sia un problema?

Certo che no. Il bambino chiede la compagnia, il tempo, le attenzioni della mamma, a prescindere dal fatto che sia allattato o meno. E allattare più che la causa è una soluzione molto semplice e efficace per avere tutto quello che gli serve in quel momento: latte caldo, braccia amorevoli, tempo da passare insieme, attività che fa la mamma interattive e estremamente interessanti continue e mutevoli che nessun giocattolo può imitare.

Ma facendo così, non lo rendiamo “dipendente” da noi? Ah, questo è un bell’altro argomento che tratterò prossimamente. Per ora ti dico solo quello che dico sempre alle mamme che vengono qui: dagli le chiavi della macchina e il portafoglio, allora avrà un po’ di indipendenza.

Certo, a volte conciliare le tue – sacrosante – necessità personali o lavorative e le richieste – sacrosante – dei bambini diventa davvero faticoso. Uno dei problemi spesso è che siamo da sole in casa e le offerta di aiuto spesso sono dirette sull’oggetto sbagliato (leggi qui). Allattare è una relazione che evolve – o dovrebbe evolvere – man mano che si cresce insieme, grandi e piccini. Allora se ti rendi conto che stai passando un momento di difficoltà, nella fase “evolutiva” del momento, magari venire a fare un incontro con la IBCLC può aiutarti a trovare una strategia che ti permetta di gestire meglio il tempo e le richieste del bambino. Come anche andare a un gruppo di incontro per mamme, dove si sfruttano la potenzialità e le esperienze delle varie mamme.

Allattare può essere ancora un elemento positivo nella relazione col tuo bambino, anche oltre l’anno, e non la causa dei problemi con i figli.

 

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