Svezzamento: perché passare dalle pappe (e non lo chiamate “svezzamento classico”!) al cibo della famiglia

Spesso le mamme iniziano a svezzare i loro bambini con le pappe, semplicemente perché non conoscono alternative.
Inoltre altrettanto spesso iniziano in un modo e poi si chiedono se possono cambiare. Si può fare?
E come mai ci sono queste “correnti di pensiero” oggi? E sai che prima non c’erano questi dilemmi?
Infatti, da più o meno due generazioni, in Italia è arrivata la moda di svezzare i bambini con le pappe e omogeneizzati, per il fatto che l’età di svezzamento era stata notevolmente anticipata (3 mesi o negli anni ’60 addirittura 2 e mezzo!) e quindi i piccoli non erano assolutamente in grado di gestire qualcosa di diverso dal latte, un alimento liquido… quindi l’escamotage fu di rendere il cibo solido… liquido.

E perché questa la chiamo moda?
In genere sento parlare dello svezzamento con il brodo vegetale, e/o pappa frullata, o omogeneizzati, come “svezzamento tradizionale” o “classico”… ma non è “classico” un bel niente! Le mamme umane hanno svezzato in modo totalmente diverso per ben 3 milioni di anni, e solo negli ultimi 50-70 anni con cibo reso semiliquido.

Per buona parte della storia dell’uomo, l’unico utensile per sminuzzare il cibo erano le mani e denti, e al massimo una selce. Le nostre ave non avevano certo utensili elettrici o attrezzatura che trita e omogeneizza come quelli a nostra disposizione oggi.  Quindi, ecco perché lo svezzamento con patata-carota-zucchina (di cui tra l’altro 2 componenti su 3 vengono dalle Americhe, quindi usati solo dal XVI secolo in poi in Europa…) lo chiamo una moda: come tutte le mode è una modalità arrivata abbastanza all’improvviso, senza precedenti, molto diffusa e sponsorizzata come il must all’avanguardia…
Nell’arco del secolo scorso, in Italia più o meno dopo la Seconda Guerra Mondiale, tutte le mamme furono incoraggiate – o costrette – a imboccare i loro bambini con una pappa semiliquida, o addirittura mettere la pappa nel biberon, in nome della modernità e dei progressi della scienza e della tecnica! Purtroppo però senza sapere molto della fisiologia di un bambino molto piccolo…

Dopo qualche decennio di questo uso generalizzato, ecco spiegato perché si sia dimenticato velocemente quello che le donne hanno fatto per millenni: offrire il cibo della famiglia.
Ma questa moda corrisponde alle necessità ed aspettative dei bambini? Quanto costa alle famiglie in termini di tempo, pianti, ansie, denaro senza per contro una reale necessità fisiologica?

Lo svezzamento guidato dal genitore – dove cioè il genitore che pensa di dover decidere a priori una dieta rigida, monotona, quantità predeterminate e fisse, imboccando il bambino per “abituarlo al cucchiaio”,  è costato – e costa ancora – mille difficoltà e tragedie consumate all’ora dei pasti.

Pasti in cui il bambino mostra di non essere pronto o di non gradire la pappa frullata e/o l’imboccamento, e i genitori in ansia perché il piccolo non si conforma alle loro aspettative. Bambini incoraggiati o forzati a mangiare le quantità prescritte, ingannati in modo più o meno gentile, convinti con stratagemmi… in un Paese dove semmai ci dobbiamo preoccupare del fatto che i tassi di obesità infantile sono tra i maggiori in Europa!

Ma a volte, grazie alla resilienza dei bambini, succede che accettino di buon grado anche le pappe. A volte davvero ne sono contenti ma molto spesso è solo apparenza, o mancanza di osservazione di alcuni comportamenti che la mamma o il papà attivano senza rendersene conto (“perché fanno tutti cosi”, “perché mia madre faceva così con me”, “perché altrimenti non mangia”, ecc ecc ecc) o di comportamenti del bambino che nessuno ha considerato con più attenzione. Il genitore allora è sereno, pensa che il bambino sia contento così, e non esplora altre soluzioni… ma poi con un occhio un po’ più critico e attento emergono delle incongruenze.

Ecco la testimonianza di Eleonora V., una mamma che ho avuto il piacere di conoscere e seguire nel suo allattamento.

Dopo una visita di controllo a 5 mesi mi fu dato l’ok a iniziare con la frutta. 

Nel mentre ero venuta a conoscenza dei segnali che danno “il la” all’avvio dello svezzamento (leggendo l’articolo di Martina) e il mio bimbo sicuramente non ne aveva uno: capacità di stare seduto da solo senza sostegno. Un po’ di pressione da parte dei familiari mi spinse, ahimè con remore, a iniziare questa frutta: il famoso omogeneizzato di pera. 

Con mio profondo stupore, nonostante dovessimo evitare che il mio bimbo si incantasse a destra e sinistra sul seggiolino, apprezzò con entusiasmo la novità!! E ne voleva ancora e ancora. Proseguii dunque con lo “svezzamento anni ’60” (così chiamato da Martina) fino ai 9 mesi e mezzo. Lui mangiava di gusto dei bei piattoni, 8 volte su 10 senza dover fare facce buffe o versi strani, le restanti 2 volte devo ammettere che cercavo di distrarlo: aeroplanino… trenino…. Poi alcune volte (poche) si fermava a 3/4 di piatto, o a metà, e non ne voleva più sapere. Va bene, bastava così, tanto c’era (e c’è) sempre il latte materno tappabuchi.

Ecco, vorrei intanto far notare qualcosa nel racconto: l’idea che lo svezzamento sia un processo in cui il bambino in qualche modo comunque non sarà entusiasta, o sarà disinteressato, o sarà addirittura necessario distrarlo o forzarlo, è così radicata oggigiorno che neanche ci facciamo più caso… o come nel caso di questa mamma, il fatto che non rifiuti suscita stupore! Se provate a vedere al capitolo o alla pagina “svezzamento” di buona parte dei libri, riviste, siti per mamme, c’è sempre un accenno o una bella enfasi sul fatto che bisogna fare i conti con il rifiuto più o meno attivo del bambino.

E per fortuna lei non ha cercato di far finire il piatto al piccolo perché ha sentito che non fosse la cosa corretta da fare… invece spesso la preoccupazione che il bambino non abbia mangiato tutto “il giusto” porta mamme e figli a iniziare una specie di lotta a tavola, che vede la mamma a inventarsi di tutto (aeroplanini, giochini, tablet o cartoni animati, ecc), o ahiloro al forzare il bambino, sempre meno disponibile e più arrabbiato, fino ad arrivare a piangere o addirittura vomitare. Pensi che io esageri? Fai un giro sui social e poi ne riparliamo ☹.

Ma deve davvero andare così?
Perché i bambini, sempre così attenti alle novità, curiosi davanti a qualsiasi cosa, non lo sono davanti a questa novità che tutti sembrano così desiderosi di proporre loro?
Perché dovrebbero essere più interessati ad altro quando hanno davanti il cibo?? Non è sufficientemente attraente? Io, nonostante sia svezzata da più di 50 anni, non ne sono ancora annoiata! O perché dovrebbero essere distratti per infilargli il cucchiaio in bocca? Quel piccolo recalcitrante o arrabbiato non è lo stesso bambino che fino a poche settimane fa non ti faceva mangiare in santa pace perché voleva afferrare assolutamente quello che avevi in mano o in bocca tu?

Ma se hai davanti un bambino che apre la bocca di sua iniziativa e aspetta che tu lo imbocchi, che prende volentieri la pappa onnicomprensiva da settimane, siamo sicure che sia la cosa migliore da fare? O che sia questo il metodo che porterà il tuo bambino ad alimentarsi bene, correttamente, in modo autonomo, rispettando le necessità del suo organismo?

Ecco cosa nota a questo punto mamma Eleonora che osserva il suo bambino con una certa attenzione:

Fino ai 9 mesi e mezzo lui era il primo a cenare, poi noi mangiavano a turno mentre veniva “trastullato”.

Vi starete chiedendo cosa è accaduto allo scoccare dei fatidici 9 mesi e mezzo…Ho rivisto Martina per un problemino di ingorgo, e quando, per via della mia “listina” di domande che mi ero segnata, sentì la parola “pappa” mi fece capire con una semplice frase che la sua linea era un’altra (“è la parola pappa che non mi piace :P”) e un’espressione sorridente che valeva più di mille parole. 

A partire da quel momento Martina mi ha aperto un mondo. Non era necessario preparare una pappa diversa per lui. Potevo farlo fare da solo. Da quel giorno ho messo a riposo il cuoci-pappa e ho iniziato a offrirgli fusilli al pomodorino fresco, pasta con le zucchine, hamburger del macellaio con patate lesse ripassate in padella con un filo d’olio, banana tagliata, sederini del pane ecc ecc. Insomma, buona parte di quello che mangiavamo noi. Non avevo la minima idea dell’importanza per un bimbo di conoscere il cibo solido con il tatto e di tutte le potenziali ripercussioni in età adolescenziale causate dalla modalità con cui si offre loro cibo solido da piccini. Martina, ripeto, mi ha aperto un mondo! Inoltre, da allora si pranza e si cena sempre insieme (lavoro permettendo ovviamente) ed è meraviglioso.

Grazie Martina!!! 

Grazie a te Eleonora 😊. Sono sempre molto contenta quando vedo che il mio lavoro porta mamma e bimbo a essere maggiormente in sintonia, a permettere ai genitori di continuare a fidarsi dei loro bambini e delle loro competenze!
Infatti, se ti sei fidata del tuo piccolo per sei mesi, allattandolo a richiesta, e quindi lasciando a lui decidere quando e quanto avesse fame, perché non dovresti fidarti più ora? A sei mesi i bambini hanno sviluppato e perfezionato le loro competenze, non sono certo involuti ma evoluti!
Eppure invece quando si parla di svezzamento sembra che si considerino i pupi come dei piccoli Dr Jekyll e Mr Hyde… curiosi piccoli esploratori che non si fermano davanti a niente e semmai strillano finché non riescono a mettere le mani (e la bocca) sopra l’oggetto del desiderio di turno, ma totalmente disinteressati o irritati davanti al piatto di pappa. Non ci viene in mente che forse stiamo sbagliando qualcosa noi adulti?
Ma c’è un’altra serie di motivi per cui sostengo con convinzione lo Svezzamento senza stress (ossia lo svezzamento guidato dal bambino con i cibi della famiglia): per permettere al bambino di avere un approccio sereno, sano, normale all’alimentazione che lo seguirà per tutta la vita, per permettergli di seguire i segnali del suo corpo, mangiare se ha fame e non per altri motivi (per far contenti gli adulti, perché viene distratto o costretto), per prevenire i disturbi alimentari (vera emergenza in Occidente e anche in Italia!), e perché no, anche per semplificare la vita della mamma, il tempo che passa in cucina, ridurre sprechi di cibo e spendere meno!


Allora, prova a fidarti del tuo bambino: mettilo a tavola con voi e offrigli il vostro cibo (sano!).
Lo svezzamento potrà così essere una fase della vostra vita piacevole, serena, vissuta tutti insieme, e per niente faticosa e dispendiosa!
Lo Svezzamento Senza Stress può essere fatto da tutte le famiglie, con bimbi allattati o che prendono la formula, da famiglie onnivore, veg* o con limitazioni alimentari per motivi di salute (allergie, ecc) o etniche, religiose, ecc.

Non sai da che parte iniziare?
Puoi scaricare l’estratto gratuito del mio ebook Svezzamento Senza Stress qui, e poi, se vuoi, acquistarlo scrivendomi una mail o direttamente dallo stesso link.
Puoi anche trovare alcuni miei video sullo stesso tema sul canale Youtube e venire ai corsi che tengo regolarmente a Roma (e ogni tanto online) di cui metto regolarmente l’invito sulla Pagina FB.

Buon Svezzamento Senza Stress!

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 Photo credits: https://www.greenchildmagazine.com/baby-led-weaning-a-real-food-approach-to-feeding-your-baby/


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