In quanto tempo si “ricarica” il seno?

Non hai idea di quante volte sento dire frasi del tipo:
– è inutile attaccare il bambino prima di 2 ore perché il seno deve ricaricarsi;
– aspetto almeno 3 ore così il seno mi si riempie meglio;
– il bambino piangeva perché era passato poco tempo dalla poppata e il seno ancora non si era ricaricato;
– ora il seno non si “ricarica” più’ ogni 3 ore, mi è diminuito il latte?
– se tiro il latte e la bambina vuole attaccarsi subito dopo, come fa il seno in così poco tempo a riempirsi di nuovo?

e variazioni infinite sul tema.

Ma davvero ci vuole un tempo al seno per “ricaricarsi”?
Da dove viene quest’idea?

E soprattutto, è un concetto corretto?

Questa convinzione così diffusa è figlia purtroppo dell’allattamento a orari rigidi e della cultura del biberon.
Quando l’allattamento è diventato un fenomeno di minoranza, poiché la maggior parte delle mamme non riuscivano ad allattare, il biberon è diventato senza rendercene conto la “normalità”, il punto di riferimento, lo standard a cui rapportare tutto.
Proprio questo ha portato a tanti fallimenti nell’allattamento, e quindi dovremmo liberarcene per evitarne ancora oggi.

Pensiamo a cosa succede con un biberon.

Vediamo che c’è:

1. un contenitore vuoto,

2. del latte esterno al contenitore che ha bisogno di un suo tempo per essere reperito/acquistat0/preso da un altro contenitore e

3. messo da qualcuno dentro al contenitore, che altrimenti resta vuoto, ed eventualmente anche preparato (sciolto/scaldato/ecc)

4. un tempo più o meno ridotto per svuotare il contenitore

5.  e a un certo punto il contenitore sarà, di nuovo, vuoto.

Finché non arriva qualcuno dall’esterno e non ricomincia il procedimento dal punto 1 al punto 5 nella sequenza determinata “vuoto-preso-preparato/riempito-svuotato-vuoto” il biberon resta là “a riposo”, passivo e inefficace.

Oggigiorno purtroppo tendiamo a pensare al seno come fosse un biberon di ciccia.
Inconsapevolmente crediamo che allattare sia alla fine la stessa cosa e senza rendercene conto applichiamo la stessa sequenza:
1. Ho un contenitore vuoto, la mammella

2. serve del tempo affinché il latte “arrivi” da qualche parte non ben definita o venga “preparato” dalla ghiandola”,

3. quindi in altre parole un tempo per “riempire il contenitore naturale”

4. attacco il pupo che quindi svuota con la suzione

5. e alla fine della poppata il seno è di nuovo vuoto.

Secondo questo modo di pensare se voglio una nuova poppata il procedimento riprende dal punto 1 al punto 5 sempre nello stesso modo secondo la sequenza determinata.

Non ti pare che l’idea sottintesa al concetto di “aspetto che il seno si riempia” sia questa?

Ma la ghiandola mammaria non funziona in questo modo!
Noi non siamo contenitori passivi di qualcosa che ci viene messo dentro dall’esterno.
Il seno è una “centrale di produzione” – non un silos.

Come stanno allora le cose realmente?

1. Il seno intanto non è mai completamente vuoto: non sta mai totalmente a riposo, e produce sempre “una goccina” ininterrottamente, 24 ore su 24, 7 giorni su 7;

2. il seno non ha bisogno di tutto questo tempo per riformare il latte:  il latte si produce dal seno stesso -e non da chissà dove-  in modo estremamente veloce quando il bambino si attacca

3. il seno non inizia a tirar fuori il latte solo quando è finalmente pieno;

4. i bambini non svuotano mai completamente fino all’ultima goccia. Il seno ne fa sempre un pochino in più “per sicurezza” che generalmente resta nel seno;

5. alla fine della poppata quindi intanto non è mai completamente vuoto, ma soprattutto non necessiterà di essere di nuovo riempito, e in un certo lasso di tempo, perché sta già lavorando.

Fidati del tuo corpo: ti sei mai preoccupata di aver “sudato già” e non poter sudare ancora?
Ti sei mai chiesta se c’era un limite alle lacrime che potevi produrre? (Posso assicurarti per esperienza personale, che non c’è limite a quanto si può piangere, fidati sulla parola)

Perché mettiamo limiti solo alla ghiandola mammaria e non alle altre che abbiamo nel corpo?

Allora, se il tuo bambino piange spesso, o se ti sembra insoddisfatto quando ti senti il seno “sgonfio”, o pensi che ci sia un problema di produzione di latte, la causa non va cercata nel controllo dell’orario, nel far allungare i tempi tra una poppata e l’altra, o in simili motivazioni astruse.
Possono esserci mille motivi per questi problemi, o forse si tratta di falsi allarmi, e questo possiamo dirlo solo se analizziamo la tua situazione, e la gestione dell’allattamento a 360°.
Mi trovo molto spesso con mamme con le quali dobbiamo “aggiustare qualcosa”, ma certo il problema non è nel “refill“.
Se quindi sei preoccupata o in difficoltà, il problema non è nel tempo che deve passare tra una poppata e l’altra, anzi! Piuttosto chiamami subito, e vedrai che troveremo la chiave del mistero, e potrai riprendere ad allattare serenamente.

Ma allora perché a volte mi sento il seno vuoto? Perchè a volte il bambino strilla e si attacca e stacca? Ne parlerò nei prossimi articoli.

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