Perchè il social non basta a una neomamma, ma serve il villaggio

Giorni fa parlavo con una neomamma abbastanza provata e piena di preoccupazioni… Era sull’orlo delle lacrime e mi ha detto che non avrebbe mai immaginato che i primi tempi con il neonato fossero così difficili.

Le sembrava che il suo bambino avesse qualcosa che non andava, perché poppava troppo spesso, troppo a lungo, non corrispondeva ai parametri che lei aveva delle poppate ogni 3 ore,  10 minuti per seno, del bambino che una volta sazio e cambiato dorme fino al prossimo giro. Ovviamente il suo bambino non corrispondeva a quest’idea e lei era convinta che stesse sicuramente sbagliando qualcosa.  “Le giornate sono lunghissime, arrivo all’ora di pranzo che non so più come intrattenerlo, il pomeriggio non finisce mai, mi sento incapace” – mi diceva, come mi dicono tante neomamme.

Uno degli elementi che secondo me non andava era che dopo 2 mesi dalla nascita del bambino ancora stava tutti i giorni tappata in casa, un po’ perchè non riusciva ancora ad organizzarsi, e temeva che il clima non fosse favorevole per uscire col piccolo.

Ho empatizzato con lei, avendo avuto un primo figlio nato a fine giugno in un anno eccezionalmente caldo (credimi, il tanto caldo non è meglio del tanto freddo, e poi troppo caldo o troppo freddo o troppo ventoso o troppo piovoso sono tutti concetti molto relativi, basta parlarne con chi abita a Trieste, a Londra dove piove 326 giorni l’anno, a Oslo dove oggi il meteo dice -2°-10° contro i +14°+3° di Roma, o a Lampedusa), e ho cercato qualche strategia per aiutarla.

“Hai qualche amica o parente con bimbi piccoli? Hai fatto un corso preparto? Ti vedi con le compagne di corso?”
(Le compagne di corso sono ottime compagne del post parto perchè si vive più o meno la stessa fase della vita, si vedono le cose in comune e le differenze, si sdrammatizza e normalizza un po’ tutto, ci si sente meno sole…e molto altro ancora))

“No – mi risponde – però ci sentiamo tutti i giorni nel gruppo Whatsapp

Nooooooo, ragazze!!!!! I social e i cellulari non possono sostituire il contatto umano e personale!

I social ci stanno facendo diventare asocial!

NON DOVETE TAPPARVI IN CASA!! 

Leggere da uno schermo una  amica o compagna di corso che dice “ah sì, pure il mio bambino non ci fa dormire di notte”, anche se con mille faccine e particolari dettagliati NON E’ LA STESSA COSA che vedersi di persona e riconoscersi in quel viso un po’ stralunato, non più truccata perfettamente come al 9° mese quando si andava a fare il rilassamento insieme, col vestito spiegazzato e le macchie di latte sulla spalla :D.

E poi vedere settimana dopo settimana che ci si “riassesta” e magari accorgersi da qualche segnale che c’è una del gruppo che sta facendo più fatica e magari ha bisogno di una parola in più o di un aiuto specifico.
Potersi abbracciare e tenersi per mano, poter allungare un fazzoletto per asciugare una lacrima di stanchezza o dolore, farsi tenere il bambino mentre si va a fare la pipì, o si prende il caffè,  NON E’ LA STESSA COSA che mandare l’emoticon “:(“.
Sì lo so, in alcuni momenti dell’anno fa caldo, o freddo, o c’è qualcosa del clima che non ci piace…  e non fa piacere uscire e sudare come una pentola sul gas (ma vale anche per l’inverno, quando fa freddo e ci si deve vestire come l’omino della Michelin), organizzare la borsa del cambio, pensare all’incastro con le altre cose, al parcheggio, alla ricerca dell’angolo più ventilato o più riparato, o evitare la bomba d’acqua: MA SERVE! E poi, su, viviamo in Italia, non in Antartide!

E non credere che io viva in una situazione semplice: io vivo a Roma, città dove bastano due gocce d’acqua – o spesso anche solo la minaccia di due gocce d’acqua – per bloccare il traffico per giornate intere.  Quando sono diventata mamma, in tutto il mio quadrante della città non c’era neanche mezza Consulente, ne’ professionale ne’ volontaria… per  trovare una mamma che allattava e la pensava come me dovevo fare 40 km di Raccordo (che, se non conosci Roma, può significare anche più di un’ora di traffico a passo d’uomo ad andare e altrettanto o di più a tornare). Nonostante ciò io mi imbarcavo o in auto o con i mezzi pubblici ( autobus più metro più trenino) per andare all’incontro mensile per mamme. Ad un certo punto ho proposto alla mia amica Consulente di venire a fare gli incontri a casa mia, così se ne potevano avvantaggiare anche altre mamme di zona, che mai e poi mai erano spartane e avventurose come me.  Ma quando andavo da sola con due bambini con la metro, tornavo a casa stanca morta e tutti mi dicevano “ma chi te lo fa fare?”. Eppure io mai avrei rinunciato alla mia “boccata d’ossigeno”!

Infatti quella condivisione e sostegno tra mamme SERVE come il pane.

Serve per tanti motivi diversi:

– perchè un’adulto ha bisogno di interagire con altri adulti. Tu sei dotata di capacità interpersonali e ti serve poter parlare con qualcuno che conosce la sintassi. Gorgheggiare e cantare tutto il giorno canzoncine, non è abbastanza per giorni e giorni e giorni per una donna sana. Ad un certo punto rischi di svalvolare

– perchè anche se tuo figlio è un pezzo importante del tuo cuore e della tua vita, hai sicuramente anche altro: un marito, dei parenti, degli amici, dei vicini, dei colleghi… tutte queste persone possono farti compagnia, o darti una mano, o semplicemente farti passare una mezz’ora, ma non basta fare solo telefonate. Qualche volta verranno loro, ma qualche volta puoi andare tu.

– perchè serve per iniziare ad allenarsi a uscire e scoprire che CE LA PUOI FARE. Perché le prime volte che esci sembra la partenza della corazzata Potemkin ma poi diventi sempre più veloce e scopri che non c’è bisogno di portarti appresso mezza casa… e sì, i pupi hanno la precisione cronometrica di sganciare la cacca più grossa della settimana quando finalmente stai sull’uscio e la chiave in mano! La prima volta ti verrà un attacco isterico, la successiva ti potresti ritrovare a riderci su… ma la successiva ancora, uscirai lo stesso e lo cambierai sul sedile della macchina o sulla panchina al parco.  La maggior parte dei bambini che ho conosciuto (e sono migliaia) aspettano serenamente quella mezz’ora senza danni permanenti (alcuni anche molto di più, come sanno le mamme con più figli :-P)

– perchè se all’inizio spero tu abbia aiuto in casa, la maggior parte delle mamme prima o poi si trovano con marito e mamma o amica/sorella ecc che tornano alle altre attività.  Tu devi essere in grado di organizzare la giornata anche senza di loro, poter uscire a fare la spesa, comperare il pane se ti sei accorta che è finito, ma anche andare a fare un giro in centro o al mercato, andare a trovare un’amica, visitare un museo, passeggiare al parco, o qualsiasi altra cosa che hai bisogno o voglia di fare.

– perchè se hai un altro figlio, devi dedicarti anche a lui, e CE LA PUOI FARE. All’inizio abbiamo tutte pensato che era impossibile, invece ben presto mettendoci in gioco abbiamo scoperto che col secondo in genere ci si organizza molto prima che col primo.

– perchè se ti tappi in casa sei maggiormente a rischio di avere una depressione post partum, che non è per niente una sciocchezzuola. Non è il baby blues, cioè quel pianto o tristezza tipica dei primi giorni dopo il parto: è una vera e propria depressione, da non sottovalutare. Se ti accorgi di fare veramente tanta fatica ad alzarti la mattina, a gestire la giornata, a uscire, nei mesi dopo il parto, vieni qui a fare due chiacchiere con noi, confrontati con l’ostetrica o una psicologa, che riconoscono più facilmente i segnali di attenzione. La depressione non è una vergogna da nascondere, è un disturbo serio per il quale devi farti aiutare.

– perchè quando si esce i bambini in genere sono più tranquilli, piangono meno, dormono meglio, il tempo passa più piacevolmente e velocemente, la giornata peserà meno.

– perchè dobbiamo ricreare quello che chiamiamo il “villaggio” cioè quella cerchia femminile allargata che in tutte le culture ed epoche, ed anche in Italia fino al Dopoguerra, che faceva da tessuto sociale in cui una neomamma si inseriva, imparava, riceveva e dava aiuto, dove scopriva come era la normalità della vita quotidiana con i bambini, l’allattamento, l’accudimento…

Attenzione alla tecnologia: le mamme hanno bisogno di un VILLAGGIO vero e non solo di un gruppo virtuale. Certo, i social sono di grandissimo aiuto (probabilmente stai leggendo questo articolo da un social), ma non possono fare tutto, non sostituiscono l’interazione vera, viva, personale, quotidiana.

Cerca nella tua città o paese, forse c’è un posto dove puoi trovare altre mamme! Se sei a Roma, noi abbiamo il nostro “villaggio” da Latte & Coccole :), vieni a trovarci!

 

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Nella foto: gruppo Whatsapp anni 70


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