“La psicologia” è contraria ad allattare a richiesta, dopo l’anno, tenere in braccio, ecc? Storia di Emilia, psicologa e mamma: quando la realtà si scontra con le teorie.

Oggigiorno allattare oltre i primi mesi (se non settimane!) e accudire con contatto, sembrano per buona parte della popolazione retaggi di una cultura retrograda, e ci sono molte frange anche scientifiche che sostengono che i bambini debbano essere allattati ad orario (altrimenti non digeriscono bene, o si abituano a mangiare in continuazione, ecc), tenuti poco in braccio altrimenti si viziano, abituati a piangere e autoconsolarsi altrimenti non saranno in grado di “sopportare le frustrazioni” da grandi, e altre idee su questa linea.
Dato che spesso chi sostiene queste idee è un medico o uno psicologo, il genitore che cerca di fare del suo meglio per il figlio, si trova confuso davanti alle richieste del neonato che invece si calma solo al seno o in braccio, poppa in modo irregolare e sicuramente molto più spesso delle proposte 3 ore e mezza, e reagisce come se ci fossero gli spilli sotto al materassino appena viene poggiato in culla o carrozzina.

Ma dove sta la verità? Chi ha ragione? Cosa dice davvero la Scienza?

Oggi ospito la testimonianza di Emilia, mamma da 4 anni, e psicologa-psicoterapeuta, che ci racconta come anche per lei il diventare mamma ha aperto questi interrogativi, finché non ha capito…

 

“Ho avuto la mia prima figlia nel 2014. Essendo una psicologa e avendo quindi un certo background culturale sulla crescita dei bambini, avevo già in mente alcune cose su come intendevo crescerla, quali metodi adottare riguardo. Ad esempio. ero fermamente d’accordo con tanti miei colleghi sulla condivisione della stanza da letto e sull’allattamento: entro pochi mesi da sola nella sua cameretta e allattamento fino al quinto /sesto mese poi era necessario concludere.

Ero certa che bisognasse attendere un po’ di tempo prima di rispondere al suo pianto: “questo lo dicono anche i miei colleghi psicologi” pensavo dentro di me. Ma non avevo fatto i conti con la realtà, con la relazione vera che si instaura con un figlio e con i ritmi e le dinamiche familiari che si stravolgono parecchio, se non completamente, con l’arrivo di un piccolo. E infatti immediatamente sono arrivate le prime difficoltà, i primi scontri tra ideali e realtà.

Ma soprattutto tra idee e “un sentire” più profondo, più autentico, che cercava di farsi spazio tra le mie convinzioni, manifestandosi sotto forma di un non troppo sottile disagio emotivo. Ora, a distanza di tempo, mi piace pensare che quel “sentire” sia quello che rimane in noi esseri umani dell’istinto, completamente sommerso da sovrastrutture razionali e culturali.

 

Come potevo lasciar piangere mia figlia? Davvero le faceva male stare tanto in braccio? Come avrei potuto attendere un paio di minuti prima di allattarla per placare il suo disperato richiamo? Davvero avrei dovuto allattarla ogni tre ore per insegnarle il rispetto delle regole? Davvero avrei dovuto lasciarla dormire nella sua cameretta e magari ignorare in maniera metodica il suo pianto per insegnarle a dormire da sola? (NdM: questi sono i metodi cosiddetti dell’estinzione del pianto divulgati da personaggi come Ferber, Estivill e Hogg. Da notare che i primi due hanno fatto marcia indietro dopo anni, chiedendo scusa ai genitori)

Questo all’inizio non ha aiutato, perché l’allattamento era diventato una questione oraria, più che una relazione. Ero concentrata sui tempi e sul loro rispetto (ogni 3 ore, 15 minuti per seno…) e non su mia figlia e sulle comunicazioni che mi faceva. Abbiamo incontrato grandi difficoltà nell’allattamento e nel sonno, perché ero convinta che fossi io a dover stabilire le regole ed i tempi. Ma non ero più “fermamente convinta” come prima di diventare mamma.

C’era già in me quel sentire che mi ha spinto a chiedere e cercare aiuto per il mio allattamento che praticamente era prossimo al fallimento, anche per altri problemi insorti contemporaneamente. Ed ho scoperto un mondo, un universo a me sconosciuto.

Una Consulente professionale IBCLC mi ha aiutato a riprendere l’allattamento al seno. Anzi ha aiutato tutta la mia famiglia. Ci ha spiegato come funzionano scientificamente l’allattamento ed il sonno dei bambini e mi ha mostrato un modo diverso di prendersi cura delle mamme e delle famiglie. Devo tanto del mio essere mamma (e anche una nuova psicologa oggi!) a quella professionista, a quella donna meravigliosa.
Io, psicologa e psicoterapeuta, prima ero una di quelle del settore PSI fermamente convinta che dormire con i genitori, oltre i primissimi mesi di vita, avrebbe creato problemi di natura psicopatologica al bambino. Ero una di quelle del settore PSI che “l’allattamento va benissimo i primi mesi (5-6), oltre è un chiaro segno di patologia mentale materna e può arrecare danni psichici al bambino”. Io ero una di quelle del settore PSI che “i bambini vanno lasciati piangere un po’, prima che il genitore intervenga, perché devono sperimentare la frustrazione e se la mamma risponde al pianto troppo presto, il bambino può diventare tossicodipendente” . Io ero una di quelle del settore PSI che “la colpa è sempre delle mamme, quasi mai dei padri”. Ero una di quelle del settore PSI che “i papà non dovrebbero mai cambiare i pannolini, se non per esigenze particolari”. Queste cose si studiano all’università? Qualcosa sì, si trova persino nei libri, ma la maggioranza di queste cose vengono semplicemente dette a voce dai professori (tanti lo fanno in buona fede, sia chiaro), molte di queste teorie che esistono anche al di fuori degli ambienti accademici vengono poi confermate agli studenti durante i tirocini e persino nelle scuole di psicoterapia, perché sono talmente radicate nella nostra cultura che neppure gli psicologi ne sono immuni. Poi un giorno sono diventata mamma ed ho iniziato a sentire che c’era qualcosa di profondamente sbagliato in quello che avevo sempre sostenuto e in cui avevo sempre creduto, solo perché qualche collega dal nome importante ce lo aveva tramandato, senza portare il benché minimo studio a sostegno delle sue idee. E allora ho iniziato a voler vedere cosa ci fosse oltre quelle idee dogmatiche, ho iniziato a leggere, studiare, approfondire, a cercare fonti ufficiali e ricerche. Volevo capire dove in effetti si trovava la psicologia a livello scientifico, oltre le parole di questo o quel professore.

Ho iniziato coraggiosamente a prendere consapevolezza che avrei dovuto stravolgere tutto, ma, soprattutto, ho dovuto ammettere con parecchio dolore che forse avevo danneggiato alcune persone sulla base del nulla, con i miei diktat durante le sedute di psicoterapia (“cara signora, se si ostina ad allattare suo figlio di 18 mesi, sono costretta ad interrompere la psicoterapia” questa la ricordo molto nitidamente, purtroppo). Ero stata una psicoterapeuta che aveva agito non sulla base di evidenze e scienza, ma sulla base di opinioni personali, tratte da colleghi stimati e conosciuti, ma pur sempre semplici opinioni.

È stata dura cambiare, aggiornarmi e iniziare una nuova formazione, ma l’ho fatto per amore della mia professione che ha come obiettivo la tutela della salute delle persone.

Perché se voglio davvero prendermi cura di loro e della loro salute mentale, devo, come fanno i medici, agire secondo scienza e coscienza.”

 

Che dire? Sono commossa leggendo ciò che Emilia mi ha scritto. Non credere che sia facile fare una revisione critica di questo tipo di tutto quello che si è studiato e si è creduto corretto fino a poco tempo prima! E in effetti è proprio questo il male che affligge la nostra epoca: la difficoltà a rimettersi in discussione rende molti operatori rigidi e non interessati ad aggiornarsi, se non ostili.

Ma è questo l’atteggiamento scientifico? Ebbene no… lo scienziato è uno che osserva un fenomeno senza pre-giudizi, senza opinioni ideologiche precostituite. L’osservazione deve essere libera e onesta.

 

Le moderne neuroscienze per esempio ci hanno dimostrato che il neonato è assolutamente competente e sa di cosa ha bisogno. Manda segnali chiarissimi delle sue necessità del momento. E proprio per le caratteristiche del suo cervello alla nascita, non è in grado di “manipolare” l’adulto, fare “piani sulle azioni del giorno dopo”, neanche dell’ora dopo fino a molti mesi di vita!

Eppure ancora oggi sentiamo dire “è furbo” “ti sta manipolando” “ti prende le misure” “vuole comandare”…

 

Tutta la moderna teoria dell’attaccamento ci dice che proprio le risposte pronte e attente del genitore permettono al bambino di crescere sicuro di sé, così da essere poi in futuro un adulto emotivamente stabile e in grado di affrontare le cose belle e brutte della vita.

 

Un neonato non conosce la malizia, non sa nulla di manipolazione e vizi: ha solo necessità fondamentali, bisogni primari. E per un animale evoluto come l’uomo, tali bisogni primari non sono solo essere nutrito e pulito. Siamo animali sociali estremamente complessi! Tale complessità è possibile solo in un ambiente complesso come quello dell’interazione sempre in cambiamento con gli adulti.

 

Allattare in tal senso è veramente lo “strumento” principale e nel contempo più semplice e facile (Madre Natura è meravigliosamente saggia), per dare a madre e bambino la possibilità di tirare fuori il meglio della complessità della relazione (leggi qui: http://www.consulenteallattamento.it/2017/01/ma-vuole-mangiare-di-nuovo-davvero/).

Ed è uno strumento che non “scade” allo scoccare dei 5,6 o 12 mesi: leggi QUI l’articolo della collega e mamma, anche lei psicologa, sull’allattamento dopo i primi mesi.

Hanno senso quindi tutti i limiti che oggi molti ancora cercano di mettere a questa relazione (durata delle poppate, pause tra una poppata e l’altra, tempo per stare in braccio, ecc)?

Ha senso quindi alla luce di ciò che ci dice oggi la Scienza sullo sviluppo dell’essere umano e del suo cervello, quando ti dicono che il bambino deve avere degli orari, deve imparare a stare un po’ da solo, deve avere un oggetto che ti sostituisca, ecc ecc?

 

Il vero esperto in tutto questo è il bambino: impariamo a osservarlo e ascoltarlo davvero. E come abbiamo appena appreso da questa mamma, anche i professionisti spesso non hanno studiato o non si sono aggiornati sulla fisiologia di un lattante.
Così, dato che l’attuale cultura ha davvero fatto grandissimi danni, e abbiamo davvero una grande ignoranza (nel senso di non conoscenza) su cosa aspettarci davvero da un neonato o un lattante un po’ più grandicello, se ti senti confusa, hai dubbi sulla gestione dell’allattamento o dell’accudimento, vieni a trovarmi, posso aiutarti a fare un po’ di ordine e chiarezza. A volte, per esempio, c’è qualcosa che non va nell’allattamento, che una volta corretto diventa più gestibile e sereno per tutti, grandi e piccolo/a.

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Photo credits:  per chi non segue la serie The Big Bang Theory, o non la riconosce, la mamma nella foto è Mayim Bialik, l’attrice che impersona Amy, la fidanzata di Sheldon 🙂 – https://www.dailymail.co.uk/tvshowbiz/article-2567738/Attachment-parenting-advocate-Mayim-Bialik-hits-critics-breastfeeding-public.html


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