Se la mamma allatta, cosa fa il papà?

Spesso le neo-mamme mi pongono questo genere di questioni:

“Il papà, come fa ad aiutarmi se posso allattare solo io?”

“Dato che allatto, mio marito si sente poco coinvolto. Posso tirarmi il latte per far dare a lui un biberon ogni tanto?

“Il mio compagno vorrebbe potermi sostituire perché mi vede stanca, ma come può fare se allatto solo io?”

“Mio marito vorrebbe creare un rapporto intimo con i nostri figli: come può farlo se  il bambino poppa a richiesta, sta sempre con me, e non può dargli il latte anche lui?”

Spesso le persone pensano che per essere genitore in un certo modo, sia la mamma che il papà debbano fare esattamente le stesse identiche cose.
Ma se Madre Natura avesse voluto questo – due genitori identici e totalmente intercambiabili – non avrebbe dato il seno solo alle donne. Esistono molte specie di animali dove i genitori hanno le stesse competenze e ruoli (molti uccelli per esempio), ma, semplicemente, noi umani non siamo come loro.

“Che male c’è a fargli dare ogni tanto un biberon?” – mi chiedono spesso i genitori… Beh, ci sono molti motivi per cui non è opportuno far dare il biberon al papà, e in generale il biberon a un bambino allattato, ne parlerò in un prossimo articolo, ma ora vorrei focalizzarmi sul perché questo sia non necessario (se non deleterio, a mio parere), anche per il papà stesso.

Come può fare allora il papà a curarsi, anche lui, del vostro bambino? Come puoi farti dare una mano? Come fa a creare una sua relazione col figlio? Se allatti tu al seno esclusivamente a richiesta, allora lui è automaticamente escluso dalle attività quotidiane del pupo?

Naturalmente no!

Il padre ha tante altre prerogative e “doti speciali” che la mamma non ha, e la creazione del suo rapporto col figlio non passa dal fare il clone della mamma, ma dallo sviluppare il suo personale stile e attività paterne.

La vita quotidiana con un neonato o un lattante è fatta infatti di molto più delle sole poppate!
Certo, è vero che il bambino che poppa a richiesta ha un gran bisogno della mamma, ma questo bisogno non è solo del bambino allattato, e dipende molto da quanto ha il pupo. Un neonato ha infatti ancora bisogno di ritrovarsi in qualcosa che lo riporti quanto possibile in un ambiente “uterino”, deve fare pratica col seno, sta facendo calibrare la produzione di latte, e ha davvero bisogno quasi solo della sua mamma, quindi non è realistico pensare che possa stare ore in braccio al papà o che ci si possa “giocare” come sarà invece fattibile quando saranno passate anche solo poche settimane. L’esogestazione dura nove mesi, non nove settimane… e quindi è normale che il bambino nei primi mesi necessiti per lo più della sua mamma, ma appunto è un “per lo più” non un “solo-ed-esclusivamente-senza-un-minuto-di-pausa”.

Il problema è che i genitori si trovano immersi in una nuova vita totalmente nuova e sconosciuta, completamente assorbiti in essa, e non sono in grado spesso di pensare in termini relativi. Per loro è tutto assoluto: pensano che quello che sta succedendo ora sarà per… quanto tempo? Mesi? Anni? Per sempre? Non lo sanno e talvolta non riescono neanche a fermarsi a chiederselo, presi nel vortice della vita quotidiana con un bebè e tutte le novità e cambiamenti che esso porta con sé. Vedono davanti a se un bambino minuscolo con determinate caratteristiche ed esigenze, e non hanno la vera consapevolezza del fatto che di lì a pochissimi mesi la situazione sarà totalmente diversa.
Facile quindi che il papà si senta confuso di fronte al fatto che un bambino di poche settimane abbia bisogno per lo più della mamma. Ecco così che spesso si sente inadeguato, inutile…
In più mettici tutte le pressioni culturali che dicono che se il bambino sta sempre addosso alla mamma si vizia, si abitua male, non si staccherà mai da lei, diventerà mammone e via dicendo (tutte stupidaggini, screditate dalla Scienza, ma purtroppo ancora molto radicate nella cultura e quindi come forma di pregiudizio sia fra la gente comune che fra i professionisti, anche tra i medici, psicologi, educatori, magistrati…).

Molte volte la proposta viene dal papà, sinceramente preoccupato per la stanchezza che la neomamma gli riferisce, e che quindi si offre per sostituirla e farla riposare un po’.
Così arriva l’idea che sembra così ovvia: se il bambino ha per lo più bisogno di poppare, perché non posso farlo pure io? Così risolviamo il dilemma! (Mettiamoci pure che spesso purtroppo l’allattamento parte male quindi le poppate sono pure fonte di ansia e stress)
O il pensiero viene alla mamma, per farlo sentire coinvolto e utile.

Ma vedi, come dicevo sopra, voi genitori non dovete essere due “mammi” ma una mamma e un papà, due genitori diversi e complementari, che hanno ruoli a volte uguali ma spesso diversi, e che proprio grazie a questa diversità si completano, colmano le rispettive lacune, aumentano le proprie prerogative di accudimento, accoglienza, ascolto, risposte differenti oltre che differenziate alle necessità del bambino.

In molte vicende di allattamento che ho potuto seguire grazie al mio lavoro, posso dire con sicurezza che la differenza l’ha fatta il papà.
Ma come è possibile, se ci stai dicendo che il papà non deve occuparsi di dare le poppate?
Vi assicuro che un padre/compagno informato sull’allattamento, che sostiene e incoraggia la neo-mamma fa una DIFFERENZA ENORME. Una neomamma si sente ed è spesso anche concretamente sola tutto il giorno a fare un lavoro nuovo per il quale ha poca esperienza pratica, si sente impacciata, non sa se sta facendo “bene”…
Un compagno che affianca la mamma facendogli da “spalla”, dandole input positivi su ciò che sta facendo bene, rinforzando la sua competenza, difendendola dalle pressioni e le critiche, sarà un punto di forza per la moglie, se stesso e la coppia. Quante volte infatti la mamma si sente anche subissata di giudizi e domande su ciò che sta facendo? Come dicevo sopra, viviamo in una cultura dove allattare non è più un’esperienza normale e quotidiana. La mamma che ha il compagno accanto a rinforzare positivamente ciò che fa, che la incoraggia e consola, è più forte contro i criticoni, più serena, positiva,  forte della consapevolezza di essere competente, davvero competente; e può anche imparare a disinteressarsene, avendo il sostegno quotidiano dentro casa. Quando ciò accade mamma e papà formeranno una squadra formidabile!

E se tu papà non sei convinto che tua moglie stia facendo la cosa giusta con tutte ‘ste poppate a richiesta? Se ti senti un po’ lasciato ai margini? Se ti hanno detto che con l’allattamento ci possono essere degli svantaggi o addirittura dei danni per la mamma o per il bambino?  Ti posso assicurare che c’è una ignoranza ENORME a tutti i livelli sull’allattamento, e spero che vorrai spendere un pochino di tempo a leggere gli articoli sui benefici dell’allattamento che trovi in questo sito. Ma se hai ancora dubbi, vieni a parlarne con me, e sarò lieta di rispondere a tutte le tue domande.
Se tu mamma, invece, non ti senti sostenuta dal tuo compagno, vorresti che facesse diversamente, ti arrabbi per qualcosa, vediamo come possiamo aiutarti/vi a incontrarvi e ascoltarvi a vicenda anche su questo aspetto delle cure dei vostri figli così importante. Io e le colleghe di Latte & Coccole siamo qui anche per questo.

Ma cosa può fare concretamente allora il papà? Nel prossimo articolo, parlerò di questo ed altri aspetti di interesse per i papà e per il loro coinvolgimento nella vita di una famiglia che allatta.

 

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Photo credits: https://babywise.life/blogs/momtalk/how-dad-can-support-breastfeeding


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