Cosa provoca l’uso dei paracapezzoli e come finisce la storia di Chiara

I paracapezzoli (se non hai chiaro di quali dispositivi parlo eccone un’esempio nella foto a sinistra) oggi vengono proposti a ogni piè sospinto appena c’è un minimo accenno di problema in allattamento.

Ma, come ho iniziato a spiegare nel precedente articolo, i paracapezzoli non sono affatto efficaci per la maggior parte dei motivi per cui vengono proposti e anzi creano più problemi di quelli che si presume dovrebbero risolvere!

 

Sicuramente NON sono consigliabili per:

– evitare o risolvere le ragadi

– perché il tuo capezzolo non avrebbe la forma o dimensione “giusta” (parere soggettivo in genere che dipende da chi hai davanti)

– per attaccare prima o meglio il neonato 

Certo, come ci ha iniziato a raccontare Chiara, che fin dal primo giorno dopo il parto si è vista proporre il paracapezzolo perché le avevano detto il suo capezzolo era piatto, i bambini al paracapezzolo spesso si attaccano, e a volte si attaccano solo al paracapezzolo, e questo fa pensare che quindi la critica contro questa protesi di silicone sia immotivata… ma  è proprio questo che dobbiamo evitare: un bambino che non si attacca al seno ha una difficoltà da individuare e risolvere! E purtroppo quello che ci dice la scienza (cioè che il paracapezzolo non è indicato nei casi sopra elencati) è confermato dalla pratica quotidiana delle Consulenti in allattamento in tutto il mondo, e dalle storie delle mamme!

Infatti il paracapezzolo:

1) non ha l’elasticità e la morbidezza del tuo capezzolo e il bambino impara a riconoscere uno stimolo sensoriale molto più forte del seno e capezzolo naturalmente morbidi e malleabili. In questo modo spesso non apre più la bocca e non riconosce il seno senza paracapezzolo;

2) spesso viene proposto a bambini che non riescono a prendere il seno o che si attaccano male, per cui non viene incoraggiato un buon lavoro di posizionamento ed attacco: il paracapezzolo ha la punta dura, ed entra nella bocca del neonato senza che debba aprire bene la bocca come necessario in un’attacco fisiologico, così il piccolo disimpara o non impara affatto a spalancare la bocca;

3) fare un buon attacco con un paracapezzolo è molto più complesso, fino ad assomigliare a una missione impossibile per chi ha un bambino che non si attacca bene, non spalanca la bocca, non ha ancora perfezionato posizionamento ed attacco, ha un neonato che si agita molto al seno, ecc. Il paracapezzolo spesso sfugge dalla posizione, o si “arriccia”, il bambino prende solo il cappuccio rigido in bocca (indice di cattivo attacco), o la mamma non sa come tenerlo fermo, spesso usando non correttamente le dita;

4) nel 99% dei casi alla mamma non è stato spiegato da chi lo ha proposto né come sceglierlo né come metterlo. Infatti non sono tutti uguali e vanno scelti in base al capezzolo della mamma, e quindi io poi spesso devo consigliare di cambiare il paracapezzolo che lei sta usando e a re-insegnarle a indossarlo con altrettanto spesso difficoltà del bambino ad abituarsi alla nuova forma o dimensione;

5) nonostante il fatto che spesso venga proposto proprio come soluzione o “cura” per il dolore o le ragadi, il paracapezzolo non è indicato come strategia per questi problemi, e spesso piuttosto li provoca o li peggiora. Molte mamme che avevano dolore o ragadi e per tale ragione hanno iniziato a usare il paracapezzolo, dopo si sono trovate con due problemi: maggior dolore e/o la prosecuzione o peggioramento delle ragadi, e il bambino che non voleva più attaccarsi senza paracapezzolo (v. punti 1, 2, 3); di frequente il primo giorno che si mettono la mamma ha la sensazione che ci sia un miglioramento, ma il dolore torna a volte già dopo uno o due giorni se non in pochissime poppate!

7) usarlo soprattutto fuori casa rende le poppate meno semplici e veloci: va tirato fuori, messo, posizionato e tenuto correttamente, lavato, riposto e periodicamente sterilizzato.  Spesso le mamme non riescono a usarlo bene e in particolare tirarlo fuori e indossarlo correttamente quando non sono a casa. Mettere il bambino al seno diventa un’operazione che può richiedere minuti e minuti. Tutto questo spesso rende la poppata fonte di stress e disincentiva le mamme a uscire e allattare ovunque, che invece è uno dei vantaggi dell’allattamento.

8) è una potenziale ricettacolo di batteri o funghi e quello in silicone è pericoloso con un bambino con i denti, che ne può tagliare un pezzetto e ingerirlo.

Spesso quando spiego queste cose, le persone mi guardano con aria perplessa e il sopracciglio alzato, e visualizzo chiaramente il fumetto sulla testa “uh, ma che esagerata!”.

Eppure quello che ho scritto è solo l’elenco delle situazioni più comuni che mi trovo/ci troviamo  ad affrontare con le mamme noi IBCLC e operatori che lavorano nella risoluzione dei problemi di allattamento, o che ci raccontano le stesse mamme purtroppo spesso a posteriori, dopo che i danni sono stati fatti.

Vediamo infatti cosa succede a Chiara:

Una volta a casa mi ricordo dei paracapezzoli, e poiché Eva nel frattempo non ne voleva proprio più sapere di attaccarsi al seno, li metto, e subito la bimba inizia a poppare. Andiamo avanti così per i primissimi giorni. Per fortuna lei prende tanto peso, ma a me vengono le ragadi! Torno in clinica in uno spazio gratuito x l’allattamento, e ben due ostetriche diverse mi dicono che le ragadi vengono sempre all’inizio (!!) (NdM: ASSOLUTAMENTE NO. Leggi qui intanto che io mi vado a prendere una camomilla per sbollire il nervoso che mi è venuto) e che l’attacco con i paracapezzoli è corretto per forza di cose. Mi consigliano di aspettare che le ragadi passino e che il mio capezzolo si “modelli” prima di provare a toglierli. Ma a me tutta la faccenda non quadra. Mi voglio liberare di queste protesi in silicone scomodissime e sento che a tutto questo casino una risposta esiste.

Purtroppo oggi c’è ancora tanta ignoranza sulla fisiologia dell’allattamento, e le mamme e i piccoli ne fanno le spese. Nonostante le rassicurazioni, infatti, a Chiara le ragadi sono venute col paracapezzolo! Come si fa allora a dire che l’attacco è corretto “per forza di cose”?
Hai mai usato o visto un paracapezzolo? Come dicevo sopra e come purtroppo sperimentano centinaia di donne, fare un buon attacco col paracapezzolo è più complicato!

È così che ho conosciuto Martina, consulente Ibclc, quando Eva aveva 3 settimane, e finalmente trovo qualcuno che mi ascolta e mi dà le giuste informazioni e aiuto pratico. In pochi giorni miglioriamo l’attacco ma ci sono volete settimane per eliminare i paracapezzoli. I primi tentativi li facevo sfilandoli a fine poppata, ma senza grossi risultati. Nel nostro caso ha funzionato iniziare durante il sonno. In seguito li toglievo a fine poppata mentre camminavo con la bimba nella fascia. Quando ho capito questa strategia poi ci sono volute ancora circa 3 settimane per eliminarli definitivamente del tutto, ma la cosa più importante di tutte, è che ho aspettato che Eva fosse pronta. Posso dire senza dubbio di essermi liberata di un peso e che la differenza si sente ed è enorme (eppure un sacco di gente anche operatori mi ha detto “ma perché li vuoi togliere? Che differenza ti fa…”).

Ci ho tenuto a raccontare i primi giorni perché è vero che a tutto c’è rimedio, ma la fatica che si fa è enorme. Quindi è davvero importante informarsi bene già durante la gravidanza e non esitare a chiedere aiuto a personale qualificato! E poi tanta tantissima pazienza!

Devo dire che Chiara è davvero una mamma molto molto determinata e motivata. Come da lei sottolineato, migliorare l’attacco di Eva non è stato poi così complicato, e in pochi giorni sono riuscite a perfezionare la loro tecnica. A onor del vero non sempre a 3 settimane il miglioramento è così veloce… ma poi, per togliere i paracapezzoli ci sono volute settimane e settimane!
In quelle settimane Chiara ha avuto tutte le difficoltà tipiche a doverli mettere, tenerli fermi nel modo giusto, fare attenzione che la bambina prendesse correttamente in bocca il boccone di seno *e* il paracapezzolo, oltre alla scocciatura di doverselo portare sempre con sé, lavarlo, sterilizzarlo… ho dovuto darle molto conforto nel frattempo, incoraggiarla e lei ha dovuto fare più prove finché finalmente è riuscita a buttarlo via.

Ecco, se ci fosse stata un po’ più di cura all’inizio tutto questo lei e la sua piccola se lo sarebbero potuto evitare!

Allora se tu hai appena partorito e c’è un problema di attacco al seno, o ragadi, o qualsiasi altra ragione per cui ti propongono il paracapezzolo, ti incoraggio a chiedere un altro parere e un altro aiuto. Prima di mettere il paracapezzolo ci sono tecniche, che l’operatore ben esperto conosce e usa nella sua pratica di sostegno alle mamme, molto più efficaci e affidabili.
Certo, se tu li stai già usando, questo non significa che per forza il tuo allattamento andrà male, o che l’attacco sarà sicuramente sbagliato. Ogni situazione va valutata attentamente e nel suo complesso, per cui ti incoraggio a chiedere velocemente una consulenza se hai dubbi per verificare il tuo caso specifico e se necessario provare a migliorare le cose.

Ricorda: con un po’ di attenzione nelle prime poppate, il 99% dei bambini può attaccarsi al seno senza alcun bisogno di paracapezzoli! Se stai facendo fatica ad attaccare al seno il tuo bambino e/o si stacca subito o hai ragadi o dolori ai capezzoli, la strategia non è mettere i paracapezzoli ma chiamare subito un’operatore specializzato in questo genere di problematiche!

 

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