Allattamento e terremoto: attenzione a chi scoraggia ad allattare!

Spesso, le mamme che vivono in una zona dopo un disastro, si trovano al centro di informazioni discordanti che possono portare a compromettere il loro allattamento. Pensavo di non dover più tornare su questo tema, ma purtroppo 🙁 il terremoto è tornato prepotente alla ribalta, quindi eccomi di nuovo a doverne parlare.

Attenzione a chi ora, spesso in buona fede, scoraggia dall’allattare per via del terremoto (o qualsiasi altra emergenza). E attenzione a chi dice di mandare latte artificiale e biberon nelle zone colpite.

Nelle situazioni di emergenza, le fasce più a rischio sono le donne e i bambini, in particolare quelli da 0 a 3 anni.

Allattare è un fattore di promozione e protezione della salute. Non allattare aumenta in modo significativo la mortalità e morbilità (cioè il tasso di malattie) sia della madre che del bambino, e i danni non si fermano alla situazione contingente, o ai primi mesi dopo il parto ma per tutta la vita di entrambi.

A livello mondiale abbiamo ormai accumulato talmente tanta esperienza (purtroppo) su quello che viene chiamato “allattamento nelle emergenze”, che quali siano le azioni da attuare per proteggere la salute e la vita di madri e bambini lo abbiamo estremamente chiaro. Tutti gli attori coinvolti in un disastro di qualsiasi natura (provocato dalla Natura o dall’uomo), dovrebbero conoscerle e rispettarle: quindi, non solo la popolazione interessata, ma soprattutto chi va nelle zone in emergenza per “aiutare” (Protezione Civile, CRI, ONG, associazioni, volontari organizzati o meno, mass media e giornalisti). Dato però che spesso la macchina che si avvia dopo un disastro è formata da persone di provenienza molto varia, spesso gli stessi soccorritori non conoscono questi protocolli e danno consigli discordanti. Mettici pure che siamo in una cultura dove allattare viene ormai considerato un optional o una “fortuna”, ed ecco che il patatrac è fatto.

Le linee guida nelle emergenze insistono tutte per proteggere e difendere l’allattamento *a maggior ragione* per via dell’emergenza. Se avete davanti qualcuno che dice il contrario, semplicemente non è competente. Sarà bravissimo nel suo lavoro – quale che sia – ma certo non potete affidarvi a lui per l’allattamento. Prima di parlare di allattamento, allora, rivolgetevi sempre a persone competenti, con comprovata esperienza nel campo, sia teorica che pratica.

Non si tratta di cose da poco, e quindi vi prego di divulgare quanto potete queste informazioni.

Come scrive Angela Giusti, ostetrica e ricercatrice presso l’Istituto Superiore di Sanità:

il primo principio-guida riguarda l’allattamento al seno. Tutti i bambini dovrebbero essere allattati esclusivamente al seno fino a 6 mesi di vita, soprattutto quelli che nascono in una situazione di emergenza, “facendo ogni sforzo possibile per individuare modalità alternative per allattare al seno i lattanti le cui madri biologiche non sono reperibili”. L’obiettivo dovrebbe essere “creare e sostenere un ambiente che incoraggi le poppate frequenti per i bambini fino a 2 anni di vita e oltre”. È possibile che una madre che partorisce in una situazione di emergenza sia soggetta a livelli molto alti di ansia e di stress e che per questo non si senta in grado di allattare il proprio bambino. In questi casi, le madri vanno rassicurate che non c’è alcuna ragione per cui il latte non debba essere prodotto in quantità sufficiente per il proprio bambino e che, al contrario, essere allattato al seno è per il piccolo la migliore garanzia di avere accesso al cibo in qualsiasi momento in quantità e qualità adeguata. Il mancato avvio dell’allattamento o l’interruzione prematura andrebbero evitati, soprattutto nelle situazioni in cui il rischio di irregolarità nell’accesso al cibo e di esposizione alle infezioni è aumentato.

L’Ospedale Bambino Gesù ha sintetizzato in 10 punti le raccomandazione Oms e Ife.

  1. Gli operatori umanitari dovranno assicurare l’avvio e il mantenimento dell’allattamento al seno esclusivo (solo con latte materno) fino al 6° mese di vita e comunque le poppate frequenti fino a due anni e oltre. Quasi il 95% dei decessi di neonati e bambini nelle emergenze è dovuto a diarrea causata dall’acqua contaminata e dalle scarse condizioni igieniche. In tal senso l’allattamento al seno offre un’eccellente fonte di nutrimento ed è la prima misura di prevenzione, sia perché non necessita di alcun ausilio che possa essere contaminato, sia perché è ricco degli anticorpi prodotti dalla madre per difendere il lattante dai germi presenti nell’ambiente.
  2. Nel caso in cui la madre non sia reperibile, vanno considerate modalità alternative per assicurare l’allattamento al seno (per esempio l’individuazione di balie) o un’alimentazione sicura con sostituti del latte materno che andranno preparati e conservati correttamente e somministrati preferibilmente tramite tazzina.
  3. Va scoraggiato l’uso di biberon, tettarelle e succhiotti per ridurre il rischio di contaminazione in relazione alle precarie condizioni igienico sanitarie.
  4. Le madri che allattano il proprio bambino anche con aggiunta di latte di formula o che hanno interrotto da poco l’allattamento, vanno incoraggiate a riprendere l’allattamento al seno. Apposite tecniche (come la spremitura naturale) accompagnate da strategie comunicative e di sostegno permettono di aumentare la produzione di latte o di recuperare l’allattamento interrotto.
  5. Creare ambienti in cui le madri possano occuparsi e accudire il loro bambino: attraverso il mantenimento della relazione e il contatto con il bambino, il corpo materno è in grado di garantire l’adeguata offerta di latte sia in termini di quantità e che di qualità. Più il bambino poppa al seno e lo svuota, più il corpo materno produce latte. Lo stare insieme al bambino, il contatto, il sentirsi in un luogo sicuro, facilitano nella madre il rilascio del riflesso di oxitocina che determina la fuoriuscita del latte dal seno, favorendo così la poppata. Lo stress e la paura possono determinare una difficoltà momentanea al rilascio di questo ormone. Per questo motivo è molto importante tenere madri e bambini insieme e facilitarne la relazione: più la mamma è nello stesso ambiente del bambino, più il suo corpo è in grado di rilasciare anticorpi specifici per proteggerlo. La composizione del latte materno è sempre perfetta per le necessità nutritive del neonato, anche quando la madre risulti malnutrita.
  6. Ai bambini già alimentati con sostituti del latte materno al momento dell’emergenza, va garantita la necessaria quantità di latte di formula comprendendo i materiali necessari per la preparazione, a cominciare dall’acqua potabile o – se non disponibile – dal latte di formula già allo stato liquido.
  7. Il completamento dell’allattamento con cibi solidi per i bambini al di sopra dei 6 mesi d’età deve rispettare l’adeguatezza degli alimenti (devono essere facili da mangiare e digerire) e le necessarie norme igieniche nella preparazione.
  8. La donazione e la distribuzione di sostituti del latte materno devono rispettare, anche nel contesto delle emergenze, i requisiti richiesti dalla normativa internazionale vigente per evitare il rischio di una distribuzione incontrollata di questo tipo di alimenti.
  9. I cibi preparati proposti come kit di aiuto alimentare, specialmente se fortificati con nutrienti essenziali, possono essere utili per l’alimentazione dei lattanti più grandi e dei bambini. In ogni caso, ove possibile, la loro fornitura non deve interferire con la promozione dell’uso degli ingredienti locali.
  10. Prendersi cura delle madri favorendo anche gruppi di sostegno, è una strategia di grande importanza non solo per facilitare l’allattamento e l’alimentazione dei più piccoli, ma anche per favorire la collaborazione e l’autoaiuto fra le madri.

L’IFE (sigla che riunisce diverse ONG che si occupano di protezione dell’infanzia e nutrizione come UNICEF, World Food Program, IBFAN e Save The Children) dice:

i lattanti hanno esigenze nutrizionali specifiche e nascono con un sistema immunitario non sviluppato. Per i lattanti allattati al seno, il latte materno fornisce al contempo cibo e sostegno immunitario, che li proteggono anche nelle peggiori condizioni di emergenza. Invece la situazione è molto diversa per quei lattanti che non vengono allattati al seno. In un’emergenza le forniture alimentari sono interrotte, potrebbe non esserci acqua pulita con la quale preparare il latte artificiale o per pulire gli ausili per l’alimentazione artificiale e il sistema sanitario è sollecitato oltre le proprie possibilità. Ciò significa che i lattanti che non sono allattati al seno sono più vulnerabili alle infezioni e alla diarrea. I lattanti con diarrea si disidratano e diventano malnutriti molto facilmente, e corrono quindi un reale rischio di morte. Ogni volta che c’è una situazione di emergenza, è estremamente importante che i lattanti che sono già allattati al seno continuino ad esserlo e che quelli che non sono allattati riprendano l’allattamento al seno o, se ciò non è possibile, ricevano latte artificiale nel modo più sicuro possibile. E i bambini piccoli? Non sono solo i lattanti ad essere vulnerabili. Sotto ai cinque anni di età, e soprattutto sotto i 2 anni, i bambini hanno un maggiore rischio di malattia e di morte nelle situazioni di emergenza. L’allattamento al seno protegge ancora questi bambini e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che l’allattamento al seno venga protratto almeno fino ai 2 anni di età. I bambini piccoli hanno bisogno anche di cibo nutriente e preparato in modo sicuro, e anche questo può costituire una vera sfida in situazione di emergenza. Qual è il problema? Le esperienze passate hanno dimostrato che quando c’è una situazione di emergenza, vengono di solito donate enormi quantità di latte artificiale. Alcune donazioni sono un risultato diretto di appelli lanciati dai Media per raccogliere latte artificiale. Tali appelli possono nascere dal tentativo delle agenzie umanitarie, dei governi o di singoli individui di offrire il proprio aiuto. La copertura mediatica può generare pressione dell’opinione pubblica sui governi per fare arrivare latte artificiale. Nella confusione che caratterizza le emergenze, questi prodotti sono spesso distribuiti in modo incontrollato e usati da madri che altrimenti allatterebbero al seno i loro bambini. Questo si traduce in inutili malattie e morte per molti bambini piccoli. Ad esempio, da una valutazione fatta dall’UNICEF dopo il terremoto del 2006 a Giakarta, in Indonesia, è emerso che, nonostante i tassi di allattamento al seno fossero inizialmente molto elevati, al 70% dei bambini sotto i sei mesi era stato dato latte artificiale donato. In un altro esempio, un’indagine di un CDC sulla morte post-inondazione di oltre 500 bambini in Botswana nel 2005-06 ha rilevato che la quasi totalità dei bambini che sono morti erano alimentati con latte artificiale. Qui, il rischio di ospedalizzazione per i non allattati al seno è stato 50 volte superiore a quello dei bambini allattati. È anche estremamente comune che il latte in polvere per i bambini più grandi e per gli adulti (latte disidratato non formulato) venga distribuito come parte delle razioni alimentari generali. Tuttavia, anche questo costituisce un problema in quanto l’esperienza ha dimostrato che circa la metà di questo latte verrà dato ai lattanti.

 

Potrei continuare per pagine e pagine sulla necessità di salvaguardare l’allattamento e incoraggiarlo soprattutto nelle fatalità, ma penso che il concetto sia ormai chiaro.

Sei nella zona colpita dal terremoto? Intanto ti mando un abbraccio virtuale, e poi ti prego di non farti scoraggiare. Cerca sostegno e risposta ai tuoi dubbi. Fai gruppo con le altre mamme. Se hai bisogno scrivimi o chiamami! Abbiamo creato una rete di aiuto per chi è nelle aree interessate. Leggi i miei articoli sulle difficoltà in allattamento: già lì trovi molte risposte alle stupidaggini tipiche che vengono dette in questi frangenti.

Vuoi aiutare le donne nelle zone terremotate? Ci sono mille modi per farlo, e offrire formula e biberon NON LO E’. Così come non lo è instillare dubbi sulla bontà dell’allattamento. Se senti persone che stanno facendo dubitare chi allatta, dagli le informazioni e scoraggia loro a farlo. Non vi fidate di chi si improvvisa: così come non vi affidereste ai consigli del vicino di casa per capire se avete problemi di cuore, date la stessa importanza anche all’allattamento. La fisiologia dell’allattamento è purtroppo sconosciuta alla maggioranza delle persone, spesso anche operatori della salute, in quanto si tratta di una scienza molto “giovane”.

Ma cosa rispondere a chi obietta? Questo pericolo è reale solo in Botswana o anche in Italia? Il latte non va via per lo stress? Te ne parlerò in un altro articolo.

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Alcuni riferimenti:

http://www.epicentro.iss.it/focus/terremoti/AlimentazioneInfantile.asp

http://files.ennonline.net/attachments/985/ife-media-guide-italiano.pdf

World Health Organization. Guiding principles for feeding infants and young children during emergencies. Geneva, 2004.

http://who.int/mediacentre/commentaries/breastfeeding-in-emergencies/en/

WHO. Helping Mothers to Breastfeed in Emergencies. WHO European Office, 1997 http://www.euro.who.int/document/e56303.pdf

http://www.iogenitore.it/iofamiglia/402-allattamento-e-nutrizione-dei-bambini-10-cose-da-fare-nelle-emergenze,-anche-umanitarie.html?highlight=WyJlbWVyZ2VuemUiXQ%3D%3D

http://cives.org/wp-content/uploads/2016/04/Programma-allattamento-emergenze-22-3-16-bis.pdf

http://mami.org/mami-madri-bambini-nellemergenza-terremoto/

http://www.unicef.org/emerg/index_50471.html

https://internationalmedicalcorps.org/Page.aspx?pid=2026

 

 

 


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