Le madri sono veramente libere di scegliere l’allattamento al seno?


di Jack Newman, MD, FRCPC*

“L’Allattamento al seno non è solo una questione di latte. E’ un rapporto”.

Ogni madre ha il diritto di compiere una scelta informata riguardo l’alimentazione artificiale del proprio bambino. Allora perché, quando una madre fa la scelta informata di allattare il proprio bambino al seno, non ha lo stesso diritto?

Cosa? Sto scherzando? Le madri possono allattare al seno se lo vogliono, chi mai può fermarle? In realtà spesso sembra proprio che le madri non abbiano il diritto ad allattare al seno e siano costrette ad alimentare artificialmente da personale sanitario, giudici e servizi sociali. Ci sono madri che vogliono allattare al seno e confidano che il sistema sanitario le aiuti in questo senso, mentre invece spesso vengono abbandonate ai sensi di colpa perché non allattano, alla sensazione di “fallimento” o di “non poter” allattare per motivi medici. Molta dell’alimentazione artificiale da parte di madri che avevano originariamente l’intenzione di allattare al seno non è necessaria e non è giustificata da motivi medici. Le paure delle madri che i bambini muoiano di fame o che la loro salute venga compromessa sono utilizzate come tattiche intimidatorie per ottenere dalle madri stesse il consenso all’alimentazione artificiale e per far vacillare la loro determinazione di allattare al seno.

Se sorge il minimo problema relativamente alla madre o al bambino e al loro rapporto di allattamento al seno, la prima cosa che molte mamme si sentono dire da medici è “dia al bimbo il latte formulato”, o addirittura “interrompa del tutto l’allattamento al seno”. E le madri spesso sono costrette, non di rado nei casi di aumento lento di peso, con la minaccia che i servizi sociali portino via il bambino se non rispettano gli “ordini del medico”. Dalla nostra esperienza con molte migliaia di madri venute nella nostra clinica per l’allattamento al seno durante gli ultimi 32 anni, posso dire che in molti di questi casi, con un po’ di buon aiuto, la madre avrebbe potuto continuare ad allattare esclusivamente al seno. Purtroppo solo in una piccola minoranza di casi le mamme ottengono l’aiuto di cui hanno bisogno. A volte la soluzione è semplice, per niente complicata. A volte non è così facile, ma fattibile. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, le madri si sentono frustrate e devastate perché desiderano allattare al seno e, a causa della mancanza di un aiuto qualificato o per consigli medici errati, cominciano a vedere l’allattamento al seno come “inaffidabile”, “doloroso” e “potenzialmente pericoloso”, e, in ultima analisi, la sua importanza “esagerata”.  Nei casi in cui si impedisce alle donne di allattare al seno quando questa era la loro volontà, esse diventano arrabbiate e traumatizzate e, non essendo in grado di vedere e sperimentare le gioie dell’allattamento al seno, fanno ricorso ad ogni tipo di meccanismo di coping** che riaffiora poi nelle discussioni sull’alimentazione infantile. (**NdR -da Wikipedia: “il termine coping (termine inglese traducibile con strategia di adattamento”) indica l’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare le situazioni potenzialmente stressanti o pericolose per il normale funzionamento psichico e il normale stato di benessere psicofisico”.  In pratica, il coping è un meccanismo di difesa che attuiamo quando una cosa ci fa stare male e non vogliamo più che ci faccia sentire così.) 

Qui di seguito sono riportati solo alcuni esempi di come non consentiamo alle madri di allattare al seno i loro bambini. Sono esempi di come l’alimentazione formulata sia considerata lo standard mentre l’allattamento al seno sia visto come superfluo, buono ma non necessario.

1. Alle madri di bambini nati prematuramente viene quasi universalmente detto (almeno in Nord America) che non possono mettere il bambino al seno fino a quando il piccolo non ha raggiunto un’età gestazionale di 34 settimane (comunque ancora prematuro di 6 settimane). Questo mina l’allattamento al seno perché i medici e gli infermieri insistono che “i bambini devono imparare ad alimentarsi dal biberon prima che possano attaccarsi al seno.” Davvero? E questa da dove arriva? Non da studi scientifici. Piuttosto sappiamo, dal lavoro in Scandinavia, che i neonati prematuri spesso si attaccano al seno quando sono di 28 settimane, e a volte anche prima. Non tutti, ma almeno alcuni. E non è raro che i neonati prematuri possano essere alimentati esclusivamente e completamente con latte materno (al seno) tra le 32 e 33 settimane di età gestazionale, 1 o 2 settimane prima che venga permesso loro di provare ad attaccarsi al seno in Nord America. (E’ necessario aggiungere “al seno” perché in molti nelle società occidentali credono che dare il latte materno con il biberon sia equivalente all’allattamento al seno – no, non è affatto la stessa cosa).

2. Alle madri di bambini nati prematuramente viene detto che devono dare l’aggiunta con il biberon perché succhiare il seno è più faticoso che succhiare il biberon (in realtà questo viene detto sui bambini di qualsiasi età). Dire che l’allattamento al seno è faticoso per un bambino è una totale fesseria, ma è ampiamente creduta perché la maggior parte degli operatori sanitari non impara quasi nulla sull’allattamento al seno durante la  formazione, e nulla una volta che questa è terminata. I bambini rispondono al flusso di latte e se il flusso è lento, il bambino tende ad addormentarsi al seno, specialmente nelle prime settimane di vita. E questo avviene semplicemente perché alla maggior parte delle mamme non vengono insegnate le nozioni di base dell’allattamento (incluso come ottenere un buon attacco e come sapere se un bimbo sta prendendo il latte dal seno). Questo video mostra un bambino prematuro che risponde al flusso di latte dal seno. Vale la pena di leggere il testo che accompagna il video. Inoltre, i prematuri devono fare i conti con il flusso di latte che ricevevano dal biberon e con il fatto che la produzione del latte materno sia in diminuzione perché la madre si tirava il latte invece di stare pelle a pelle con il suo bambino mentre lo allattava.

3. Alle madri di bambini nati prematuramente viene detto che devono “fortificare” il loro latte con “fortificatori” a base di latte vaccino. Può essere vero che i prematuri più piccoli abbiano bisogno di fortificazione (ma i fortificatori possono essere fatti a partire da latte umano e il bisogno di fortificatori anche da parte questi neonati piccolissimi sta cominciando ad essere messo in discussione). Ma un bimbo di 33 settimane di età gestazionale? Con un buon aiuto, la maggior parte dei neonati di 33 settimane, o anche meno, non ha bisogno di fortificatori. Hanno bisogno di essere allattati al seno. Nemmeno a 31 settimane hanno necessariamente bisogno di latte materno “fortificato”. Ma ancora una volta, con fastidiosa regolarità, viene presentato il biberon e minato l’allattamento al seno.

4. Le madri di bambini nati a rischio di ipoglicemia sono spesso costrette a dare o a consentire che venga somministrato al bambino latte di formula (ovviamente dal biberon). Ma è noto che il latte materno, soprattutto quello prodotto molto presto e chiamato colostro, è migliore per la prevenzione e il trattamento dell’ipoglicemia rispetto alla formula. Il più delle volte, se la madre riceve un buon aiuto, il bambino è protetto dall’ipoglicemia grazie all’allattamento (al seno, perché anche il contatto pelle a pelle aiuta a prevenire l’ipoglicemia).

5. Le madri dei bambini che hanno l’ittero, nei primi giorni spesso sono costrette a dare l’aggiunta di formula o addirittura a non dare il seno perché i sanitari che le aiutano, pensano che il latte materno provochi l’ittero. Non è così. Nella maggior parte dei bambini di quell’età, la causa dei livelli di bilirubina superiori alla media è che non assumono abbastanza latte materno. E la risposta non è la formula ma piuttosto aiutare la madre ad allattare meglio e far arrivare più latte al suo bambino. Nei primi giorni può essere veramente facile far svoltare un allattamento insufficiente, farlo funzionare bene e perfino prevenire i problemi. Sfortunatamente troppe madri e bambini non ricevono quell’aiuto. E la cosa peggiore è che la rapida diminuzione dell’ittero una volta somministrato al bambino il latte di formula dimostra ai sanitari che avevano ragione, che il latte materno aveva causato l’ittero; invece in realtà il motivo per cui l’ittero diminuisce è che il bambino ora assume più latte. Questa diminuzione si sarebbe potuta ottenere aiutando la madre ad allattare più efficacemente? Sì, ma succede raramente che le madri abbiano questo aiuto e la terapia di routine è la somministrazione di formula con il biberon.

6. Alle madri viene detto che se i loro bambini sono affetti da palatoschisi non possono allattare al seno e non dovrebbero nemmeno prendersi la briga di provarci. E’ vero che molti non riescono ad attaccarsi al seno, ma alcuni ci riescono. Una cosa è certa: se non ci si prova, l’allattamento al seno non può riuscire.

7. Alle madri viene detto che se il loro bambino perde più del 10% del suo peso alla nascita, deve ricevere formula col biberon. Ma la nozione del 10% di perdita di peso non è basata assolutamente su ricerche scientifiche e ha come risultato che a molti bambini viene inutilmente somministrata l’aggiunta e che troppo spesso finiscono per essere alimentati solo con il biberon. Di nuovo, un buon aiuto pratico può migliorare la situazione in maniera significativa. La gente talvolta si comporta come se alimentare il bambino e allattare il bambino al seno si escludessero a vicenda. L’obiettivo di aiutare le madri dovrebbe essere di far alimentare il bambino migliorando l’allattamento al seno. Il personale sanitario deve cominciare a considerare gli effetti a lungo termine dei propri interventi, e non scegliere come soluzione la strada più breve che viene apparentemente offerta dalla formula.

8. Alle madri viene detto che se si sono sottoposte a un’operazione per ridurre il seno, non saranno in grado di allattare. Forse la maggior parte non sarà in grado di allattare in maniera esclusiva ma può comunque allattare, integrando con latte materno donato o formula. E il bambino può essere attaccato al seno, senza biberon, con l’aggiunta somministrata tramite un dispositivo di alimentazione supplementare. Dare l’aggiunta mentre il bambino è attaccato al seno è importante perché, a parte il fatto che il bambino riceve ulteriore latte materno mentre prende l’aggiunta, l’allattamento al seno è molto di più rispetto al latte materno. Si tratta di un rapporto stretto e intimo tra due persone che sono solitamente molto innamorate l’una dell’altra. Il valore di tale rapporto non è misurato con la quantità di latte che la madre può produrre ed è importante che la gente inizi a vedere l’allattamento al seno nelle sue diverse forme.

9. A troppe madri viene detto che devono sospendere o interrompere l’allattamento al seno per i farmaci che sta assumendo. Questo non è vero eccetto che per pochissimi farmaci raramente utilizzati, molti dei quali possono essere sostituiti con alternative altrettanto efficaci. La stragrande maggioranza dei farmaci non passa nel latte in quantità dannose per il bambino, ma in quantità talmente piccole da essere insignificanti. Ci sono alcuni farmaci che non passano per niente nel latte e alle madri viene comunque detto che, continuando ad allattare, faranno del male ai bambini. In ogni caso, la vera domanda è: cosa è più sicuro per il bambino, l’allattamento materno con tracce di farmaco nel latte (e le quantità sono quasi sempre minuscole) o la formula? Dati i rischi portati dal non allattare al seno, nella stragrande maggioranza dei casi, l’allattamento al seno è più sicuro.

10. I giudici che si occupano di casi di affidamento e diritti di visita, non includono le esigenze del bambino allattato al seno nelle loro decisioni. In termini di tempo da passare con il bambino, si potrebbe accontentare sia il padre che la madre, se il giudice capisse che i bambini allattati al seno sono diversi dai bambini allattati artificialmente. E che i bambini allattati al seno che hanno un’età tra 1 e 3 anni sono ancora più diversi. Che si sia d’accordo o meno, i bambini fino ai 3 anni allattati al seno traggono sicurezza dal seno. Come accennato in precedenza l’allattamento non è solo una questione di nutrizione, concetto che sembra estraneo a tante persone, compresi i giudici.

11. In molti settori i servizi sociali sono un problema enorme. Invece di ricevere un aiuto per continuare ad allattare al seno, quello che di solito le madri ricevono è un “interrompi l’allattamento al seno e dai la formula o prenderemo il tuo bambino”.

Questi 11 problemi rappresentano solo alcune delle dozzine di situazioni in cui alle madri viene inutilmente detto d’interrompere l’allattamento al seno, che devono smettere di allattare al seno, o peggio per loro. La maggior parte delle volte i problemi si sarebbero potuti prevenire o risolvere senza l’utilizzo della formula o l’interruzione dell’allattamento al seno. Ma, molto spesso, le madri non ricevono l’aiuto di cui hanno bisogno.

Non sto dicendo che l’allattamento funzioni sempre, anche con il miglior aiuto, ma che le cose potrebbero andare molto meglio per molte più madri e bambini.

Se passassi in rassegna tutte le situazioni che mi vengono riportate quotidianamente, situazioni nelle quali le madri non hanno il diritto di allattare al seno anche se hanno fatto una scelta informata in merito, scriverei un libro più lungo di Guerra e pace. Anche se solo analizzassi nei dettagli questi 11 problemi, ci vorrebbe un libro.

 

 

*Questo articolo è stato originariamente pubblicato sull’Huffington Post qui, e tradotto per gentile concessione dell’autore, dr. Jack Newman, che conosco da tanti anni e ho avuto l’onore di invitare in Italia molti anni fa, e che cordialmente ringrazio!

Traduzione di Ilona Andrea Catani

Foto di mamma Mafalda Schiavoce

(C) tutti i diritti riservati

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