Risvegli notturni: e se provassimo a cambiare punto di vista?

Mi rivedo ancora – parecchi anni fa – aprire faticosamente un occhio, guardare l’orologio e pensare “ma nooooooo, si è svegliato di nuovo e sono ancora solo le 3,00!!!!!!!!”.

Avere un bimbo piccolo che si sveglia parecchie volte ogni notte è una delle esperienze della vita che ci mettono più alla prova.

Sarà per questo che quando eri ancora incinta già ti inseguivano con il tormentone “speriamo che ti dorma?”?

Dopo tanti anni, due figli, e decine di migliaia di risvegli, ho apprezzato il training intensivo che i due pargoli mi hanno fatto fare. Infatti prima di avere loro, io ero quella di poca compagnia nelle occasioni notturne. Nelle serate con gli amici, alle 22 iniziavo a connettere poco, sbadigliavo e in cuor mio pensavo al letto che mi aspettava. Io e mio marito non siamo mai stati tipi da discoteca fino alle 2 del mattino, e alle 6 ci svegliavamo senza sveglia.

Ma dopo anni di sonni interrotti, la carenza di sonno a un certo punto si è fatta sentire e la sveglia è diventata necessaria la mattina per andare a lavoro, ma nel contempo ho scoperto anche quali erano le mie potenzialità.

Ho scoperto che, nonostante il pensiero “un’altra settimana così e mi portano alla neuro”, in realtà i mesi passavano e con qualche trucco ancora ero in piedi e in grado di portare la macchina senza pericolo per me e per gli altri.

Ho scoperto che poi tolleravo bene le nottate per i vari malanni dei figli, influenze, raffreddori, sognacci, prurito per l’eczema, nasi tappati che impedivano un buon sonno e facevano chiamare “mammmaaaaaa” fino alle 6.00 della mattina

Ho scoperto di avere una capacità di adattamento e resistenza che non avevo mai sospettato, cosa che mi è stata necessaria quando mio marito è morto e lo shock post-traumatico mi ha regalato qualche mese di notti totalmente in bianco, e la prospettiva di dover comunque andare a lavorare la mattina dopo.

Ho scoperto che potevo lavorare di notte, cosa che offre innumerevoli vantaggi soprattutto per chi come me spesso riceve molte telefonate che interrompono quello che sta facendo… cosa che può creare dei problemi quando per esempio sto cercando di finire un articolo complesso, una traduzione o l’organizzazione di un convegno.

Ai convegni sono diventata quella che fa parte del gruppo dei tiratardi, chiacchiero senza fatica fino alle ore piccole anche in un’altra lingua, e soffro meno il jet-lag :).

Inoltre, ho scoperto che prima o poi tutti i bambini iniziano a svegliarsi solo in casi eccezionali (quando stanno male per esempio), e i loro genitori riprendono a dormire senza interruzioni continue – anche noi :).  Tra l’altro, a volte ci si trova a fare le nottate anche con i figli grandi, come mi è capitato lo scorso anno col figlio 22enne alle prese con una bruttissima broncopolmonite.

Il problema è che quando hai il tuo piccolo di meno di un anno o due, non è facile trovare chi ti dice “lo so, è dura, non ti scoraggiare, tutti prima o poi smettono di svegliarsi”, e semmai ti offre un po’ di aiuto in casa, fa la spesa al posto tuo, ti regala un paio di ore di donna delle pulizie per alleviarti un po’ di fatica. Semmai incontri  piuttosto decine di consiglieri che ti dicono 1. che è colpa tua che stai sbagliando qualcosa; e 2. che devi assolutamente intervenire per insegnare a tuo figlio a dormire altrimenti non dormirete mai più.

Bella prospettiva dopo una sequela di nottatacce!

Ma questo non è vero.  Tutti i bambini sani a un certo momento della vita dormono tutta la notte.

Nelle culture tradizionali, dove non esistono programmi per abituare i bambini a dormire, e trovano altre strategie, il problema sonno non esiste. Eppure i ritmi di sonno infantili sono gli stessi per tutti gli Homo sapiens, ovunque nel mondo.

Allora siamo sicuri che il problema sonno sia davvero quello che crediamo o non sarà invece un indottrinamento culturale?

Quanti neogenitori che vengono da me, alla domanda “prima andavi in discoteca o nei locali notturni e il giorno dopo andavi a lavoro?”, mi rispondono “sì, ma era diverso”.

Certo, è diverso.

Generalmente si va in un locale notturno un paio di volte a settimana, nel week end (a parte i ventenni, come vedo ora avendo un figlio che ama andare a ballare), mi dicono di solito. Ci sono però anche molte altre situazioni nella vita in cui dobbiamo fare i conti con nottate “non convenzionali” o “disturbate” da qualcun altro.  Questo accade quando abbiamo un parente da accudire, un marito russatore seriale, facciamo i turni per lavoro (ho tante amiche e colleghe ostetriche e infermiere che fanno le notti da anni e la mattina dopo accompagnano i figli all’asilo), un figlio più grande ammalato, o un ventenne che va in discoteca e resti sveglia per fargli una ramanzina della serie “ma ti sembra l’ora a cui rientrare?!” (Io ho fatto parte per un pochino di quest’ultima categoria, fino a che ho smesso di preoccuparmene :P…)

Ma sai che però chi va a ballare o resta sveglio per lavoro non ha un aiuto strabiliante naturale, cioè  l’aiuto ormonale?

Infatti una mamma che allatta e dorme col suo bambino ha per esempio i ritmi di sonno REM e NON-REM coordinati col suo bambino. Questo significa che quando il bambino si sta per svegliare, anche tu stai per svegliarti, o per meglio dire, sei nella fase più leggera del sonno, quella che precede il risveglio. Questo comporta che il risveglio non sia così traumatico come per chi riceve una telefonata nel cuore della notte durante la fase più profonda.  Ti sei mai chiesta perché a volte a un risveglio improvviso reagisci subito con prontezza, sei subito vigile, non ti senti sbalestrata? E altre volte invece non lo senti proprio il telefono, o lo senti dopo tanti squilli e fai fatica ad aprire gli occhi, capire dove ti trovi, o rischi di cascare dal letto?

Questo dipende dal momento del sonno in cui ti trovi.

Madre Natura, che ci ha dato dei cuccioli particolarmente immaturi e bisognosi, con ritmi di sonno molto diversi dai nostri, lo sa, e quindi ha predisposto dei meccanismi di “sopravvivenza” che permettano alle madri di gestire i numerosi risvegli, e non andare fuori di testa.

Allattare e dormire vicini ci permette pertanto di usufruire di questo “facilitatore” naturale.

Ma sul sonno c’è ancora molto da dire! A volte si può migliorare la qualità del sonno, o meglio dei risvegli ed addormentamenti, cosa della quale spesso parlo con le mamme che vengono in ambulatorio. Ogni situazione è a sè, e ricorda che va sempre valutata con attenzione nel suo complesso.

Sai per esempio che allattare ti fa dormire di più la notte? Te ne parlerò prossimamente… Continua a seguirmi nelle prossime settimane e iscriviti alla newsletter per non dimenticare i prossimi articoli!

 


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