Attenzione al libretto di dimissione di tuo figlio! Viola il Codice?

Quando vai a partorire, si suppone fino a prova contraria, che tu faccia parte della stragrande maggioranza della popolazione umana, mammifera, con le ghiandole mammarie funzionanti e pronte a darsi da fare. (Per motivi di spazio non voglio trattare qui questo tema di cui ho già scritto su innumerevoli siti, e se hai qualche dubbio su questo, cerca i miei articoli e video online o contattami.)

Se allora dovremmo dare per scontato che tu faccia parte del 99% della popolazione come mai spesso in ospedale, sul libretto di dimissioni del tuo bimbo/a, viene indicato che “per sicurezza” se non avessi latte, o non ne avessi abbastanza, allora devi o puoi usare il latte in formula marca XXXXX?

Questa pratica è vietata dalla legge italiana, eticamente scorretta, e inopportuna dal punto di vista della tua tutela e della promozione dell’allattamento al seno!
Questa pratica non fa i tuoi interessi e nemmeno quelli dei tuoi bambini. 

Nel lontano 1996 l’Italia ha recepito – purtroppo solo in parte – un documento congiunto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’UNICEF del 1981, il Codice Internazionale per la Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno. Questo Codice tutela impegna i Governi a provvedere alla diffusione di informazioni corrette circa l’allattamento, e i produttori e distributori a utilizzare un marketing corretto e non ingannevole per i sostituti del latte materno e altri alimenti infantili, i biberon e le tettarelle.
Se è la prima volta che senti parlare del Codice, ribadisco che esso riguarda il MARKETING, cioè la pubblicità, e non la vendita. 
Quindi non è “contro” chi non allatta, anzi è a tutela maggiore anche e proprio di chi non allatta, che è più vulnerabile e a rischio di fronte a pubblicità scorrette.
Vorrei che questo concetto fosse ben chiaro perché spesso viene frainteso o usato a sproposito.
Il Codice non vieta o impedisce la vendita del latte di formula o degli strumenti per utilizzarlo, ma vieta di promuovere una marca o l’altra, facendo leva su timori e preoccupazioni.

Una delle pratiche scorrette è proprio l’indicazione di un latte artificiale alla dimissione.

Perché?

Oggi giorno generalmente si viene dimesse a 48-72 ore dal parto. La montata lattea avviene mediamente a 72 ore dal parto, a volte anche successivamente, soprattutto se si ha avuto un cesareo, non c’era il rooming in, o l’allattamento non è partito bene.

Quindi la neomamma che è alle prese con la grossa novità del suo bambino, in un ambiente diverso da casa sua, spesso senza amici o parenti di sostegno accanto e senza informazioni corrette, di frequente ha la preoccupazione di quando arriverà questo benedetto latte e se sarà sufficiente.

Appena a casa, al primo pianto del bambino, la “tentazione” di ricorrere all’aggiunta è fortissima, soprattutto se “avvalorata” da chi in ospedale consideriamo un esperto del campo, una persona preparata, un operatore della salute che vede mamme e bambini tutti i giorni. Chi meglio di lui/lei, saprà cosa è meglio per il mio bambino?

Quindi andiamo a vedere cosa ci hanno consigliato sul libretto di dimissioni: in caso di necessità, se il latte manca o non è sufficiente, utilizzare latte XXXX. Così il neopapà si veste rapidamente e va a cercare la farmacia più vicina, anche se sono le 2 di notte, perché se è stato scritto quel nome, si vede che ci sarà un motivo di salute per il mio bambino, e quindi meglio affidarsi a quella marca.

Ebbene, devi sapere che di solito negli ospedali quel nome cambia ogni mese, quindi se a te è stato scritto XXXX invece di YYYY dipende solo dal fatto che il tuo bambino è nato il 28 febbraio anziché il 1° marzo. Questo meccanismo, più volte denunciato, si chiama “turnazione”. Il meccanismo garantisce alle principali ditte che, un po’ per uno, tutti vengano “consigliati”, così non si litiga (è stato sanzionato proprio perché lasciavano fuori le ditte piccole e si accordavano solo fra i 4-5 più grandi produttori). Peccato che per le norme sul libero mercato, anche questa pratica sia vietata.

Ma perché non è meglio che mi venga consigliata una marca di latte artificiale?


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